Happy Ends > Jessy
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Kelly se n’era andata da 3 giorni, la nostra Labrador di 15 anni era salita sul ponte dell’arcobaleno e Silvia, una amica d’infanzia, mi portò una dei suoi cucciolini di gatto: aveva appena due mesi e la chiamammo Jessy.
Dopo mezz’ora mio figlio si presentò senza preavviso con un cucciolo di Rottweiler, Selly, anche lei di due mesi. Sono cresciute insieme loro due, insieme a Slinky, un cane meticcio di 10 anni, Wendy, una miciona di un anno e Tobia, un gatto di 10 anni ereditato dalla nonna.
Tante coccole, tante foto, tanto amore e una bella famiglia con tre figli, due cani e tre gatti: il mio sogno era realizzato.
Wendy e Tobia avevano iniziato ad uscire e rientrare in autonomia, andavano nei giardini dei vicini, mangiavano e dormivano in trasferta e tornavano quando gli pareva. Jessy, però, aveva 9 mesi, non doveva uscire, non era ancora sterilizzata ed era ancora troppo piccolina per andare in giro da sola.
Quella sera di sabato mi ero addormentata davanti alla tv e all’una e mezza mi ero alzata dal divano e avevo fatto uscire in giardino i cani per l’ultima pipì prima della nanna. Jessy, reduce dal terzo calore e forse all’inizio del quarto, mi passò tra i piedi e corse fuori. La seguii cautamente con la torcia e dopo un bel po’ di appostamenti e tentativi l’acchiappai per la coda e la rimisi in casa. Ma dopo pochi minuti, per rimettere in casa il cane, aprii nuovamente la porta e la piccola, complici il freddo e il sonno, ne approfittò per sgattaiolare fuori.
Ero stanca, mezza addormentata, infreddolita, con i piedi ghiacciati e pensai: “vabbè, fatti un giro, poi torni”.
Ma non fu così.
Più tardi guardai fuori se c’era, ma niente.
La mattina appena sveglia idem.
E così tutto il giorno. E così tutti i giorni, di continuo.
Già dal secondo giorno iniziai a sentire il panico... “Non torna, non torna!”.
“Torna, torna” mi dicevano in famiglia. “Stai tranquilla! Lo sai come sono fatti i gatti!”
Ma non mi detti pace.
“Si è persa, lo so, era in calore, non torna!”
Avevo già fissato l’appuntamento per il lunedì successivo per la sterilizzazione. Non feci in tempo che lei se n’era andata.
Iniziai le ricerche, chiamai le varie oasi feline di tutta la città, la clinica veterinaria universitaria che si trova proprio nel nostro paese, tutti i veterinari del circondario e a catena tutti i numeri che mi venivano suggeriti, quindi l’ENPA, le Guardie Zoofile, tutti quelli che potevano aver notizie di una gattina ritrovata da qualcuno. Ma niente. Nessuno aveva notizie per me.
Poi qualcuno mi suggerì cos’altro fare e così iniziai il volantinaggio a tappeto su TUTTO il territorio circostante casa nostra allargandomi sempre più, case, scuole, negozi, supermercati, distributori, ovunque. Poi lanciai un messaggio con foto a tutti gli amici con cui ero in contatto su Whatsapp e Facebook chiedendo di condividere il più possibile, postai su tutti i gruppi Facebook di gatti smarriti e trovatelli, contattai pure un’azienda a pagamento e poi mi rivolsi anche alla vostra Associazione Animali Persi e Ritrovati che mi fornì un sacco di ottimi consigli oltre che divulgare la mia segnalazione attraverso la propria rete di contatti e sull’omonimo sito. Infine lanciai un appello su Punto Radio Diamoci la Zampa Radio Web e TV. Insomma, ho rotto le scatole a tutti, me ne rendo conto. Ma solo così sono riuscita a riabbracciare la mia piccolina.
Ricevetti decine di chiamate, segnalazioni di avvistamenti in vari punti del paese, foto di gatti somiglianti a lei e scattate al volo ma ogni volta che mi precipitavo sul posto non c’era né il gatto e neanche il segnalatore, se non un paio che mi hanno aspettato e fatto vedere il punto in cui l’avevano vista. O credevano di averla vista.
Con pazienza portai ciotole di croccantini e acqua in tutti i punti segnalati e infilai altri volantini nelle cassette postali nelle vicinanze.
Erano passate tre settimane, avevo ormai perso le speranze ma Marina, la volontaria dell’oasi felina del mio paese che veniva con me a perlustrare tutti i cortili e le siepi con la torcia, mi diceva di continuare a cercarla e ad aspettarla, di non arrendermi, altri mi raccontavano le loro esperienze di gatti tornati dopo mesi e io mi rincuoravo e attendevo.
Quando vidi su Facebook un post del gattile di San Giovanni in Persiceto, lontanissimo da qua, 40 km, col quale si comunicava il ritrovamento di una gattina somigliantissima alla mia Jessy, mi vennero dei dubbi: poteva essere arrivata fin là in qualche modo, salendo su un’auto, su un camion? Decisi che comunque dovevo andare a vederla.
Andai.
Mi salì subito in braccio facendo le fusa. Ma non era lei. Era uguale, seppure avesse gli occhi tendenti al giallo mentre Jessy li ha verdi. E striature sulle zampe diverse. Per il resto era identica, anche come dimensioni.
Tornammo a casa come soldati sconfitti, io ero avvilita, sempre più triste. E comunque avevo lasciato lì il mio numero di telefono, giusto così, non so perché.
Dopo qualche giorno mio marito mi disse che per il 30esimo anniversario del nostro matrimonio avrebbe voluto regalarmi un gattino, vista la situazione, ma non c’erano cucciolate in quel periodo e quindi me la buttò lì: “vuoi andare a prenderti la gattina a San Giovanni? È il mio regalo!” Non me lo feci ripetere, chiamai subito e dopo pochi giorni Milly fu a casa con me!
Non sostituiva certo Jessy ma ci saremmo consolate a vicenda, io senza Jessy e lei senza famiglia. Mi confortò tantissimo, mi aiutava a lenire un po’ il dolore che mi aveva dilaniato in quei giorni.
Me la coccolavo e lei mi faceva le fusa. Tutto qua.
Ormai era passata una settimana dall’arrivo di Milly, 37 giorni senza Jessy, avevo deciso di farmene una ragione pensando che qualcuno l’avesse portata a casa sua e che la stesse trattando bene. Era l’unica consolazione che potevo sopportare, fuori era freddissimo, aveva già nevicato due volte e quella sera era prevista una nevicata più intensa e un freddo terribile. Meglio immaginarla al caldo piuttosto che pensare a lei, fuori, a morire di fame e di freddo. Ma era dura crederci.
Cominciò a nevicare e stavo per salire in macchina per portare mia figlia ad una visita quando il telefono squillò e, come se avessi capito che era la chiamata giusta, risposi col cuore in gola.
Valentina: “Catia?”
E io: “La Jessy!”
Valentina: “E' qui davanti a me!”
A momenti svenni.
“Dimmi dove sei! Non ti muovere, tienila d’occhio e non provare a prenderla altrimenti scappa!”
In due minuti ero lì, ad un chilometro da casa, Jessy era in braccio a Valentina che le ha salvato la vita ed era accorsa anche un’altra volontaria che porta il mio stesso nome per portare un trasportino che non usai perché me la tenni stretta al cuore. La presi e cominciai a piangere come non facevo da anni o forse mai avevo pianto così. Era gelida, la mia piccolina ma era tra le mie braccia, al sicuro ed era finalmente tornata da me!
Appena scendemmo dalla macchina e riconobbe la casa, cominciò a miagolare forte, come se volesse dire: FINALMENTE!
Chissà dove è stata tutti quei giorni, se ha sofferto, se mi ha cercata, se ha avuto fame, sete, paura...
Il veterinario la visitò la mattina seguente e confermò che stava benissimo, probabilmente era stata a casa di qualcuno perché non aveva nessun segno di sofferenza o deperimento. Niente, solo un po’ di mal di pancia.
Adesso sono felicissima, la guardo giocare con gli altri e con la sua sosia e penso a quanto siamo state fortunate io e lei. Da non credere.
Catia, Jessy e Famiglia – Ozzano dell’Emilia (BO), 14 Marzo 2018
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