Happy Ends > Leo
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A volte esistono delle vicende che sembrano state scritte da uno smaliziato narratore.
La notte del 2 Agosto il mio dolcissimo Leo, un gatto soriano di due anni scalpita per poter uscire dalla finestra di casa. Nonostante il suo padrone (colui che scrive...) stesse dormendo, il gattone è così delicatamente convincente (tenere leccate sulla mano e succinto miagolio...) che non può che alzarsi ed aprire la porticina che dà sul cortile di casa, cortile "blindato" per così dire, in quanto la corte è cieca, senza uscite se non le finestre di altre case che si affacciano sulla stessa.
Leo, senza saperlo, stava per cominciare un vero viaggio nel genere umano, nella nostra bontà e nella nostra enorme cattiveria.
Qualcuno, senza motivazione evidente, decide che quel gatto dolce e sorridente non può più stare nella "sua" corte. Forse perchè indispettito dalla curiosità del micio che a volte si affaccia nelle case dei vicini senza far alcun danno, forse perchè la sua vigliaccheria non gli permette di sfogare le sue frustrazioni su chi sa e può difendersi, chi può saperlo... Sta di fatto che questo anonimo individuo decide di prendere il gatto dalla corte e, mentre quel piccolo cucciolo gli sta facendo le fusa, lo carica nella sua auto e lo porta lontano, a 10 chilometri dalla sua casa, sul ciglio dell'ingresso dell'autostrada A11 a Firenze nord.
Poi, felice del suo gesto, se ne sarà tornato a casa, sulla tua auto, forse addirittura felice di aver commesso un omicidio per cui non sarà mai punito.
Il povero Leo non capisce. Si muove impaurito dalle macchine, cerca in qualche modo di tornare verso casa ma un'automobile lo colpisce sul fianco, rotola, rimbalza come un pezzo di carne scagliata, sul bordo della strada, esangue.
Il suo padrone, appena svegliatosi la mattina del 3, si rende conto che qualcosa non va. Il suo gatto, che alle sette ha ormai sostituito la sveglia per lui, non è lì a chiamarlo, a fare colazione con lui.
Lo chiama, ripetutamente, gira in lungo e largo tutto il cortile, chiede ai vicini, si informa, ma di Leo nessuna traccia, sparito. Telefona a lavoro, chiedendo una giornata di vacanza e inizia a cercare il suo gatto. Ogni cortile attiguo, ogni scavo, ogni cantina, viene perlustrata palmo a palmo nel raggio di un chilometro. Ma Leo è troppo lontano per essere trovato. È a 7 chilometri, disteso sul ciglio di una strada nel suo vano tentativo di tornare a casa. Si mobilitano tutti gli amici del padrone, la sua fidanzata, sua madre, si inizia a stampare piccoli manifesti che verranno poi appesi in tutti i posti più visibili del quartiere. Iniziano le telefonate di segnalazione di gatti avvistati nella zona, si corre a vederli col batticuore e poi con la tristezza della delusione di non aver trovato il proprio gattino.
Leo però non si arrende.
Si riprende e, sebbene gravemente ferito prova a trascinarsi piano piano, sulle sue zampine deboli e tremanti verso un punto che nel suo immaginario è quello di casa. La direzione è quella giusta, ma è una lotta contro il tempo che questo piccolo gatto non potrà mai vincere da solo. L'incidente che ha subito, senza che l'automobilista si sia fermato (forse aveva fretta o forse per certe persone vale la pena di fermarsi solo se si investe un essere umano) gli ha creato dei seri danni. Un emorragia interna, la vescica completamente lesionata, come parte della sua milza e del suo intestino. Il sangue, lentamente sta anche invadendo i tessuti, la pleura e altre zone del corpo. Ogni minuto che passa è un minuto in meno di speranza per salvarlo. Lui, però, non lo sa. Sente solo un gran male nel suo corpo, ma sente anche che deve muoversi vero casa, che vuole la sua cuccia, il suo padrone, il suo cibo, i suoi affetti.
Quasi stremato, non ha davvero nessuna forza per poter reagire quando un auto gli si affianca lentamente, si ferma vicino a lui.
Con gli occhi annebbiati, vede due esseri umani che gli si avvicinano piano. Lui si ferma e li guarda sperando che siano dei "tati" buoni. Non aveva mai messo in dubbio la bontà degli uomini, non aveva mai incontrato un "uomo" cattivo. Alza gli occhi verso questi due individui, miagola con le poche forze rimastegli e poi, stremato, sviene.
I giorni passano. Il padrone di Leo non demorde nelle sue ricerche, anche perchè non si capacita di dove possa essere sparito il suo gatto, il suo piccolo bambino di giochi. Ha stampato quasi 500 manifesti, appesi ormai in tutti i punti che riteneva importanti della zona, ampliando via, via il cerchio delle affissioni. Controlla che i manifesti non vengano strappati, passa le sue nottate in giro per le strade chiamando il suo micio, sperando di vederlo. Decine di volte si è imbattuto in sosia più o meno credibili del suo gatto ma ogni volta, purtroppo, la ricerca era risultata vana. Ha scavalcato cancelli di ditte chiuse, ha cercato sul greto dei due torrenti attorno casa, ha contattato la nettezza urbana col terrore di un ritrovamento di un micetto morto sul ciglio della strada. Leo sembrava volatilizzato. Scomparso nel nulla.
Iniziava a credere che forse potesse essere stato preso da qualcuno, vista la bellezza del gatto, ma non si dava pace. I gironi passavano, due, tre, quattro,... Aveva contattato anche gli uffici pubblici e le varie associazioni di zona, le gattare che curano le colonie feline del suo territorio e, da una di esse, viene messo a conoscenza dell'esistenza del sito di Animali Persi e Ritrovati che si occupa ormai da tempo di rintracciamenti e segnalazioni di animali persi in tutta italia. Certo, internet non è accessibile a tutti, pensa, ma vale la pena tentare ogni strada. Si collega al sito, pubblica il suo annuncio e viene contattato celermente da una volontaria dell'organizzazione che, con gentilezza e competenza, gli illustra tutti i consigli utili per ampliare le sue ricerche. Uno di questi consigli infatti, sarà l'innesco scatenante il lieto di fine di questa storia.
"Ha pensato a mettere anche agli uffici postali il manifesto?". No, non ci aveva pensato proprio. Così, nonostante oramai fossero 5 giorni che non si recava al lavoro, ferie concesse per fortuna, decide di stampare altri volantini e comincia il giro degli uffici postali. Poche ore dopo, una ragazza lo chiama con una notizia che, onestamente, non sembra essere così importante."Ho visto il suo manifesto sullo smarrimento del suo gatto. Io abito a 7 chilometri da lei ma ero da queste parti e leggendo il suo cartello mi sono ricordata che nella mia zona ci sono dei manifesti che segnalano il ritrovamento di un gatto come il suo. Forse non è importante, ma ci tenevo a dirglielo. Questo gatto è stato portato da due signori in una clinica veterinaria dove è stato operato. Le do il nome della clinica. Se lo ritiene opportuno, può andare a vedere..."
Il padrone non si capacita della distanza e rimane perplesso su come un gatto possa percorrere 7 kilometri in un giorno, senza che questo micio abbia mai visto una strada.
Ma prende la sua moto, inforca il casco e in pochi minuti raggiunge la clinica.
Il piccolo Leo è nella gabbietta. Ha subito un operazione anche se lui sente solo male al pancino e non riesce nè a grattarsi, nè a leccarsi per via del buffo collare elisabettiano che gli è stato messo al collo. È in quella gabbietta da 5 giorni. Ricorda di essere stato avvolto in un telo. Ricorda un tavolo verde e dei "tati" intorno a lui che lo toccano. Ricorda di aver sentito dei suoni umani che dicevano "questo gatto è in fin di vita. C'è una possibilità su cento che possa salvarsi anche con un operazione". E ricorda che l'Uomo che lo ha raccolto sulla strada ha detto "se fosse il mio gatto vorrei che fosse operato anche se le possibilità sono così poche. Do io il consenso per l'intervento e sono pronto a sostenerne le spese necessarie". Poi ricorda solo le cure e le infermiere, il cibo, le medicine e la solitudine della gabbietta.
Improvvisamente sente la voce del suo padrone e, dopo sei giorni, inizia a miagolare. Non aveva fatto un solo miagolio nemmeno quando stava male. Ma adesso è felice, perchè ha riconosciuto una voce a lui cara. Il suo padrone lo guarda, lo riconosce, scoppia a piangere dalla gioia mentre il gatto gli lecca le dita facendo le fusa.
Leo adesso è nella sua cuccia. Appena è tornato a casa, ha riconosciuto le sue cose, ha cocccolato il suo padrone, ha abbracciato il suo pupazzetto preferito e se l'è tenuto stretto per due ore, facendo le fusa fino ad addormentarsi. Ha ritrovato i suoi giochi, le sue piante, il suo letto, i suoi affetti, il suo mondo. Sa che non potrà più girare come prima libero nel cortile, perchè potrebbe essere rapito di nuovo.
In una settimana ha imparato molte cose. Ha imparato che esistono gli uomini cattivi. Ma ha anche imparato che esistono tante persone buone, non solo il suo padrone.
In questa storia, vera in ogni più piccolo dettaglio, c'è davvero tutto l'essere umano. La mia speranza, e anche quella di Leo, è che alla fine siano sempre, come in questa storia, i buoni a trionfare.
Grazie. Goffredo&Leo - Firenze (FI), 4 settembre 2006
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